“INVERNAMENTO E RIPRESA DI FINE INVERNO”
Domenica 3 ottobre presso la sala convegni dell’Hotel Maggior Consiglio a Treviso la neo nata associazione culturale Apicultori Veneti,ha organizzato un convegno dal tema: “Invernamento e ripresa di fine inverno”, ospite e relatore il Dr. Paolo Fontana, entomologo, ricercatore presso la Fondazione Mach ma sopratutto apicoltore di pluriennale esperienza.
Con l’occasione di questo importante convegno si è colta l’occasione per presentare ufficialmente Apicultori Veneti, anche se le attività già svolte in questi mesi, sono state molteplici: dagli incontri mensili presso la sede di Canizzano, a corsi per principianti e allevamento regine. “Nel mese di febbraio, con il ritorno in zona gialla e la possibilità, da DPCM di consentire alle associazioni culturali di effettuare attività in presenza, ci si è subito attivati così da pote riprendere i normali incontri e creare occasioni di incontro e formazione per gli apicoltori, aspetto che abbiamo sempre considerato di primaria importanza ed il convengo di oggi ne è la dimostrazione” spiega il presidente Giampaolo Pandolfi.
L’incontro che si è tenuto la Maggior Consiglio, non è stata la solita relazione dove si sono elencate le buone pratiche apistiche e le tecniche più idonee per portare le api ad affrontare l’inverno, ma piuttosto un percorso ragionato, dove in primo piano viene posto il benessere e il rispetto dell’apis mellifera.
Si è partiti da alcune considerazioni relative ai macro problemi, che api e apicoltori si trovano attualmente ad affrontare; alcuni ben noti, come l’estensione delle monoculture, l’abbandono delle aree collinari, la scomparsa progressiva dei pascoli, i cambiamenti climatici, altri invece meno scontati ma altrettanto rilevanti, come le regine che attualmente vengono sostituite molto più velocemente rispetto al passato e la selezione genetica dell’apis mellifera orientata all’aumento della produzione, alla pari di un qualsiasi altro animale da produzione, tralasciando invece altri caratteri importanti; ciò ha determinato un impoverimento del bagaglio genetico di questi insetti, che come ha più volte sottolineato Fontana, dovremmo considerare come “animali compagni di vita e non mezzi di produzione.”
Una volta chiariti questi aspetti si è entrati nel vivo, con una premessa fondamentale: assecondare il naturale comportamento delle api e quindi considerare l’inizio dell’invernamento dal momento in cui togliamo gli ultimi melari, perché è allora che le api iniziano a rafforzare la colonia per preparasi all’inverno. Diventa quindi di vitale importanza effettuare il trattamento estivo di controllo della varroa, cosicché le api che dovranno affrontare i lunghi mesi invernali siano api sane.
Fatta questa prima fondamentale operazione, volta ad avere famiglie sane dobbiamo assicurarci che abbiano scorte sufficienti per affrontare l’inverno, arnie di dimensioni adeguate alla popolosità della famiglia e ben isolate, sopratutto nella parte superiore dell’arnia, memori del vecchio detto: “le api vogliono testa calda e piedi freddi”. Si può posizionare un foglio di plastica trasparente sopra il nido, che offre molteplici vantaggi: la formazione di condensa utile alle api per sciogliere il miele, la possibilità di ispezionarle senza raffreddarle e il posizionamento sopra il glomere del nutrimento.
Preparate in questo modo ad affrontare l’inverno, si passa ad un altra operazione molto importante: il trattamento autunno-invernale, senza però aver troppa ansia di intervenire, perché comunque dobbiamo ricordarci che i danni maggiori la varroa li fa all’interno delle cellette e non in fase foretica, conviene quindi pazientare e intervenire quando si è raggiunta l’assenza di covata, ma senza avere un approccio di tolleranza zero nei confronti dell’acaro, perché l’obiettivo ideale è quello di avere api sane e in grado di sopravvivere con un po’ di varroa. Vanno quindi evitati i continui e ossessivi trattamenti con acido ossalico, ne basta uno ma fatto bene.
Verso la fine dell’inverno si attuano altre due delicate operazioni che richiedono particolare attenzione e la considerazione di alcuni aspetti:
- Il restringimento che – partendo dal presupposto che le api riscaldano per contatto e non riscaldano l’ambiente – va fatto tenendo conto che il glomere deve arrivare alle scorte, quindi da evitare i restringimenti eccessivi volti ad ottenere in ripartenza pochi telai con covata ma distribuita su tutta la superficie del telaio, meglio invece più telai con covata, anche se meno estesa. Il restringimento eccessivo, le porta ad essere più vulnerabili in caso di ritorni di freddo, a consumare più scorte e aumenta la tendenza alla sciamatura.
- La nutrizione stimolante, pratica diffusa in molte zone, per avere famiglie popolose e pronte a ricevere il melario alle prime fioriture primaverili, ma che in questi ultimi anni con i repentini ritorni di freddo si sta rivelando un boomerang che costringe gli apicoltori a nutrizioni di soccorso. Pertanto, visto l’andamento, è da preferire uno sviluppo più graduale delle famiglie.
Giunti al controllo primaverile, questo va fatto in una giornata con temperature miti dove, con l’attenzione di non raffreddarle troppo il nido, dovrò controllare le colonie sopravvissute, che non ci siano famiglie fucaiole, la consistenza delle scorte e la presenza di covata regolare e compatta. Anche in questa fase è importante rispettare le api e quindi è inutile perdere tempo e recarsi ripetutamente in apiario a visitare le famiglie o effettuare lunghi e minuziosi controlli, stressandole inutilmente.
Con questi spunti e buone idee ora gli apicoltori sono pronti per accompagnare le api in questi mesi invernali.